730, le SPESE SANITARIE non potrai più detrarle: lo prevede la nuova riforma | Curarsi è diventato solo per ricchi

Uomo preoccupato guarda il pc (Canva) Adginforma.it
Nel 730 del 2025 le spese sanitarie non saranno più detraibili: la novità spaventa milioni di contribuenti.
C’è un’allerta che serpeggia tra chi sta già preparando i documenti per la dichiarazione dei redditi: alcune spese sanitarie non si potranno più detrarre.
Una frase che fa tremare, soprattutto in un Paese dove le cure mediche, specie quelle private, sono sempre più costose e inaccessibili. L’impressione è quella di un sistema fiscale che non supporta più chi si prende cura della propria salute, ma anzi lo penalizza.
Nel 730, fino ad oggi, era possibile recuperare il 19% della spesa sostenuta per farmaci, visite specialistiche, analisi, terapie riabilitative e molto altro. Ma con la riforma fiscale in corso, e i nuovi chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate, lo scenario sta cambiando.
Si parla apertamente di tagli alle detrazioni, con l’obiettivo di razionalizzare le spese pubbliche e ridurre gli abusi. Una mossa che, però, rischia di colpire proprio le famiglie che già affrontano costi elevati per la salute.
Detrazioni sanitarie: cosa cambia davvero
Il principio base resta: le spese sanitarie sono detraibili al 19% Irpef, superata una franchigia di 129,11 euro. Ma non tutte. Prodotti come integratori, creme, colliri o corsi sportivi non danno diritto al beneficio fiscale. Fin qui nulla di nuovo.
La vera novità riguarda le prestazioni non tradizionali che vengono ammesse alla detrazione solo a determinate condizioni. E qui le regole diventano molto più rigide: non conta solo la tipologia di cura, ma soprattutto chi la eroga. Una stessa seduta può essere detraibile o no a seconda del professionista che la effettua. Una distorsione che crea incertezza e penalizza soprattutto chi si affida al privato.

Quali sono le spese sanitarie escluse dalle detrazioni
La stretta sulle detrazioni sanitarie non è una misura che vieta di curarsi, ma rischia di renderlo meno accessibile per molti. Il messaggio è sottile ma potente: se vuoi recuperare parte di quanto spendi per stare bene, devi scegliere solo determinati professionisti, inquadrati in specifici elenchi ministeriali. Il resto, anche se efficace e sicuro, è fuori dal radar fiscale.
Chi si affida a un osteopata qualificato ma non ufficialmente riconosciuto, chi fa massaggi terapeutici non sotto controllo medico, chi investe in benessere fuori dagli schemi tradizionali, non potrà più contare su alcuno sconto d’imposta. Una scelta che crea disuguaglianze e solleva dubbi: la salute è davvero un diritto per tutti, o sta diventando un privilegio? Nel dubbio, meglio farsi rilasciare sempre documenti dettagliati, verificare le qualifiche di chi presta le cure e usare solo pagamenti tracciabili. Perché, nella sanità di oggi, anche una ricevuta può fare la differenza.