Fukushima fa ancora paura?

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Tutti contro il Giappone, o quasi. Il Governo nipponico ha dato il via alle operazioni di sversamento in mare delle acque reflue trattate provenienti dagli oltre mille serbatoi della centrale nucleare di Fukushima. Si tratta di un milione e trecentoquarantamila tonnellate di liquidi, più o meno radioattivi, destinati a raggiungere l’Oceano tramite un tunnel sottomarino. Tempo occorrente per l’intera operazione, almeno trent’anni.

Quel che allarma è la presenza nell’acqua di trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, che ha acceso e alimenta il dibattito sull’opportunità dell’intervento. Tokyo sostiene che nel 2024 le “vasche”, ora al 98% di capacità, diverrebbero sature. L’operazione perciò è da ritenersi improcrastinabile. Immediate le reazioni, anche interne al Paese. Su tutte quella dei pescatori, che temono ripercussioni negative sul mercato ittico tali da compromettere l’occupazione nell’intero settore.

La Cina si è fatta sentire più di tutti. Tanto che Pechino ha definito la scelta egoistica e irresponsabile. L’impatto ambientale che ne deriva, aggiunge in una nota il Ministero degli Esteri cinese, non è certo una questione del solo Giappone. Tutt’altro. Insomma tra i due Paesi sembra crescere, e non poco, una certa tensione politica. Peraltro il governo cinese, con la Russia, aveva suggerito quale alternativa un piano di vaporizzazione delle acque, respinto nettamente da Tokyo.

La mossa immediata della Cina è stata quella di mettere al bando tutte le importazioni di pesce e molluschi provenienti dai mari giapponesi. Chi sembra incerto sul da farsi è il governo di Seul. Ma a ben vedere la Corea del Sud non dovrebbe, né potrebbe, discostarsi più di tanto dal totale appoggio degli USA alla scelta dei governanti nipponici. Non fosse altro che per privilegiare un’alleanza, specie commerciale, con Tokyo e Washington atta a contrastare l’egemonia crescente di Pechino.

Si allerta anche Hong Kong il cui leader John Lee ha manifestato una netta contrarietà alla vicenda, pur limitandosi a controllare i prodotti importati. Ricordiamo che l’ex colonia britannica costituisce da sempre un importante crocevia commerciale del mercato ittico giapponese. E mentre registriamo un totale dissenso da parte di Greenpeace non possiamo astenerci dal commentare l’operato ed il parere di A.I.E.A.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha dato manforte al Governo di Tokyo asserendo in effetti che l’operazione, così come decisa, non è assolutamente ritenuta pericolosa per la salute dell’uomo. “La concentrazione di trizio riscontrata è ben al di sotto dei livelli di pericolosità”. Parliamo in fondo di un organismo delle Nazioni Unite. C’è da star tranquilli. Forse.