Il pianto disperato di Gianmarco Tamberi e la gioia contagiosa delle ragazze del volley esprimono gli antipodi e la sintesi della spedizione azzurra in terra francese in occasione dei Giochi Olimpici parigini appena conclusi. Un bilancio, tutto sommato, migliore di quello precedente. Le medaglie, in totale, restano quaranta ma migliorano i metalli. Cosicché gli ori lievitano a 12 e gli argenti passano a 13. Cosa non da poco visto che i nostri chiudono noni. A Tokio fummo decimi. Gimbo Tamberi trasporta più di ogni altro, ce la mette tutta, ma alla fine deve arrendersi alle coliche che l’hanno devastato.
Piange, alla fine, per la mancata conferma nell’alto. Ma un “grande” come lui deve essere comunque fiero per l’attenzione, la stima e l’affetto che ha saputo conquistarsi. Una personalità, un attaccamento e una serietà non comuni. Che gli hanno procurato amore e riconoscenza per l’impegno profuso nel mondo dell’atletica. Una persona vera, dunque, coinvolgente, al punto che gli vogliono bene tutti, in ogni parte del mondo. Lo si è visto anche in pedana. Ora che l’alfiere azzurro sembra intenzionato a “chiuderla qua”, nessuno, ma davvero nessuno, riesce a credergli.
C’è intanto un dato eloquente da sottolineare nei numeri finali del medagliere: dei dodici ori conquistati dall’Italia, ben sette vengono dalla pattuglia femminile. L’ultimo tra questi, nella giornata conclusiva, arriva proprio dal volley. Le ragazze della pallavolo hanno scritto una pagina di storia. Sono sul tetto del mondo e faticano a crederci. Un percorso, quello del torneo olimpico, quasi netto. Un solo set ceduto (quello alla Repubblica Dominicana), poi un filotto incredibile di 3-0. Le vittime, in sequenza, si chiamano Serbia, Turchia e Stati Uniti. E scusate se è poco. Il volley femminile ha segnato una svolta, e che svolta! Non si può non parlare della crisi della scorsa estate culminata nel quarto posto agli Europei.
Un vero disastro, un crollo inatteso. O forse atteso lo era. Le incomprensioni e le lotte intestine negli spogliatoi, ma anche fuori da questi, demolivano l’ambiente in poco tempo. E, insieme, anche una squadra che di soddisfazioni ne aveva regalate eccome. L’allerta del presidente Manfredi poneva fine allo scempio. Fino al cambio della panchina in cui l’ingaggio di Julio Velasco poneva fine all’era Mazzanti. Il pianeta atletica ha mostrato una certa flessione ma, con ogni probabilità, di più non poteva fare. Detto di Tamberi, le difficoltà sono arrivate dalla velocità. Marcel Jacobs, acciaccato pure lui da tempo, si è arreso nella gara regina dei 100. La delusione si è poi estesa alla staffetta veloce. Nelle interviste ha promesso di non arrendersi.
Una chicca invece ce l’ha regalata Nadia Battocletti, splendido argento nei 10000. E pensare che la fondista trentina poteva firmare anche un bronzo nella gara dei 5000, ma la giuria ha assolto l’antagonista che ha rischiato l’eliminazione. Una nota di merito la si deve alla coppia Errani-Paolini. Sara e Jasmine salgono sul gradino più alto del podio vincendo il torneo di doppio nel tennis. Un particolare non passa inosservato. L’Italia conquista ben 25 quarti posti e nella singolare classifica delle cosiddette medaglie di legno è saldamente prima. Un dato che si incassa con dignità e rispetto per chi ci ha preceduto. Eppure alcune decisioni arbitrali hanno fatto discutere, e non poco.
Anche con polemiche. Ci sovvengono a tal proposito, ma non riguardano alcuna graduatoria, quelle provenienti da personaggi che poco hanno a che fare con lo sport o che lo hanno praticato in passato, anche con merito. Sono quelle, in fondo, che neanche meritano di essere ricordate, tanto sono inutili e feroci al tempo stesso. Per fortuna, aggiungiamo, e senza retorica alcuna, chi mette serenità e giudizio al Paese è il Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha convocato al Quirinale per il 23 settembre gli atleti medagliati all’Olimpiade di Parigi. Non solo, vuole presenti anche quelli che la medaglia l’hanno purtroppo solo sfiorata. Superfluo ogni commento. Peccato che il Presidente sia fuori concorso.
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