Boxe olimpica: i cromosomi che dividono il CIO e l’Associazione Mondiale

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Le Olimpiadi parigine stanno per chiudersi, ma non si è ancora spenta l’eco per la brutta vicenda che ha riguardato il pugilato. Il briciolo di match (solo 46 secondi) disputato tra la campana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif ha destato un fiume di polemiche che probabilmente ci porteremo appresso per un po’ di anni.

Chi ci ha messo la faccia è stato Giovanni Malagò, presidente del CONI, che in una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa non ha avuto difficoltà nell’ammettere le pressioni cui è stata sottoposta l’azzurra prima che salisse sul ring. Al massimo rappresentante dello sport italiano, l’atleta nostrana pare abbia mostrato diversi messaggi ricevuti dall’IBA, l’Associazione Mondiale di Boxe. La stessa che ai mondiali aveva squalificato la Khelif. Dai test dell’epoca, i cromosomi maschili XY esclusero l’atleta algerina dalla manifestazione.

Il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, si è mostrato di parere totalmente opposto, ammettendo la magrebina al torneo olimpionico. Per noi, dicono al CIO, quella è stata una decisione del tutto arbitraria. E, continuando, “i parametri che utilizziamo sono gli stessi adottati fin da Rio 2016”. Ciò che appare evidente è la guerra aperta tra Titani, potremmo dire, che non si lasciano sfuggire le occasioni per affondare i colpi.

Già dalle Olimpiadi di Tokio infatti il CIO ha, per così dire, “scaricato” l’IBA da ogni forma di collaborazione nella organizzazione dei Giochi perché, sostengono quelli del Comitato Olimpico, l’Associazione del pugilato avrebbe eluso le condizioni riguardanti il buon governo, la finanza, la trasparenza e l’integrità sportiva. La parte opposta non è rimasta certo a guardare, tanto che, in maniera palesemente provocatoria, si era deciso di dirottare il premio in denaro, previsto per chi avesse vinto il torneo di boxe, proprio alla sfortunata Angela Carini. Per fortuna, dobbiamo dire, né l’interessata né tantomeno la Federazione Italiana di Pugilato hanno accettato.

E meno male, aggiungiamo. Rimane comunque la crudezza, se vogliamo, della polemica sulla vicenda che, ancora una volta, purtroppo, sconfina in toni esasperati, occupando a dismisura gli spazi dei media e toccando, come si usa nel nostro Paese, anche gli attori principali del mondo politico. Ignorando, di fatto, l’estrema fragilità di una umile ragazza napoletana e lo stress inverosimile cui è stata sottoposta.