Cancellato il PENSIONAMENTO ANTICIPATO, ci vogliono a lavoro oltre gli 80 anni | La nuova riforma apre le porte ai Matusalemme
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Se pensavi di lasciare finalmente il tuo impiego dopo una vita trascorsa a lavorare ti diamo una cattiva notizia: c’è la riforma pensioni.
L’età pensionabile è stata aumentata: ecco quando potrai cominciare a percepire l’assegno mensile senza più dover andare a lavorare.
A quanto pare, finalmente, occorre ancora attendere prima di potersi godere la pensione di vecchiaia.
La possibilità di ottenere il pensionamento anticipato è sfumata, scopri che cosa sta accadendo.
Un cambiamento che, purtroppo, non farà piacere ai contribuenti italiani: ecco che cosa bolle in pentola.
Riforma Pensioni, cambiata l’età pensionabile
Il mondo del lavoro in Italia, purtroppo, garantisce ai cittadini del Bel Paese pen poche soddisfazioni. Disoccupazione, mancato adeguamento salariale, disparità di genere nel sistema degli stipendi e nelle opportunità di inserimento nel mondo professionale continuano a far parte dei problemi dello stivale e continuano a bloccare la penisola, rendendola uno Stato arretrato rispetto ai Paese europei più avanzati.
A questo si aggiunge anche il problema delle pensioni. Il sistema previdenziale italiano è sull’orlo del collasso ma cerchiamo di comprenderne i motivi e di capire perché, da qualche giorno a questa parte, non si fa che parlare della possibilità che i cittadini vadano in pensione a 80 anni e oltre.
La notizia che farà andare su tutte le furie i contribuenti italiani
L’età pensionabile qui in Italia si raggiunge quando si arriva a un traguardo anagrafico e contributivo. Questo vuol dire che occorre aver compiuto minimo 67 anni d’età e avere un’età contributiva di 20 anni. Duque non basta aver cominciato a lavorare in giovane età ma bisogna anche aver versato i contributi per un numero di anni considerato sufficiente da parte del Governo. È dai contributi versati infatti, che il Governo attinge per pagare le pensioni ai cittadini italiani. L’età pensionabile però è stata rivista più volte, tramite diverse modifiche normative. Con la Legge di Bilancio 2022 infatti, è stata abolita la “Quota 100”, che permetteva di poter scegliere di andare in pensione a 62 anni di età e 38 anni di contributi. Tale misura è stata sostituita dalla “Quota 103”, che prevede 62 anni di età e 41 anni di contributi.
Purtroppo però, a causa di disoccupazione, precariato, difficoltà dei giovani di trovare un impiego stabile e duraturo, sono sempre meno le persone che riescono a raggiungere i 41 anni contributivi. Questo infatti vuol dire aver cominciato a lavorare a 21 anni. Ciò rende scarsa o nulla l’utilità dell’iniziativa statale di ridurre l’età pensionabile. Chi arriva a 41 anni di contributi ha già 65 o addirittura 66 anni. Dunque non è portato a scegliere il pensionamento anticipato ma è maggiormente invogliato ad aspettare altri 12, 15 o 20 mesi. Tale meccanismo crea un circolo vizioso che ritarda ancora di più l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, obbligando gli anziani a lavorare più a lungo.