Li Changqing, giornalista cinese e vice direttore del Fuzhou Daily, si aggiudica il Golden Pen of Freedom 2008, ma né lui né i suoi familiari hanno potuto lasciare la Cina per andarlo a ritirare. Il prestigioso riconoscimento viene consegnato ogni anno dalla World Association of Newspapers (WAN) in occasione dell’annuale congresso mondiale, che si sta svolgendo in questi giorni in Svezia. Li Changqing si è aggiudicato il premio per avere diffuso nel 2004 la notizia di una nuova epidemia del virus dengua, informazione che le autorità volevano tenere segreta.
Per questo motivo è stato incarcerato, tenuto per un anno in prigione senza un’accusa precisa, poi condannato nel gennaio del 2006 per avere “creato e diffuso una notizia falsa” ed è stato liberato solo lo scorso 2 febbraio. “Essere giornalisti in Cina – ha dichiarato Li Changqing – significa correre molti rischi. Per essere un buon giornalista, non basta essere saggi, ma serve una dose ancora maggiore di coraggio morale”. Nonostante sia al momento fuori di prigione, Li Changqing non ha ottenuto i documenti necessari per potere lasciare il paese e ritirare il premio. Al suo posto era previsto si presentassero il 2 giugno in Svezia all’apertura del congresso mondiale della WAN la moglie e la figlia, ma all’aeroporto le due donne sono state fermate, interrogate ed è stata quindi negata loro la possibilità di salire sull’aereo. “È un nuovo e scandaloso abuso di potere da parte delle autorità cinesi – denuncia Timothy Balding, CEO dell’Associazione – non contenti di reprimere la libertà di informazione e di imprigionare dozzine di giornalisti, devono anche perseguitare e limitare gli spostamenti dei loro familiari”. Il fatto risulta particolarmente grave anche in considerazione dei prossimi giochi olimpici e dell’alto numero di operatori dell’informazione e cyber giornalisti tuttora detenuti nelle prigioni cinesi per avere scritto, pubblicato o diffuso notizie che le autorità non volevano fossero rese pubbliche. La censura preventiva non solo viene applicata, ma è talmente rigida da scoraggiare alcuni giornalisti dall’affrontare certi temi, ma non tutti. È il secondo anno consecutivo, ad esempio, che il Golden Pen of Freedom premia un giornalista cinese e dal 1961, anno di fondazione dell’iniziativa, non era mai accaduto che il riconoscimento venisse consegnato per due anni consecutivi a operatori della stessa nazionalità.
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