Dati occupazione: Eurostat pubblica il report e l’Italia si piazza all’ultimo posto in UE

I lavoratori sono sempre meno (befunky) - adginforma.it
La disoccupazione è la piaga dell’Italia e gli ultimi dati forniti da Eurostat collocano la nazione in fondo alla classifica.
Gli ultimi dati aggiornati emessi dall’Ufficio statistico dell’Unione Europea (Eurostat) mostrano come l’Italia sia il fanalino di coda nella classifica degli occupati in UE.
L’ultimo posto in materia di lavoro è occupato dal Bel Paese, con un tasso di disoccupazione sempre più allarmante che affonda le speranze degli abitanti.
La distanza, rappresentata in percentuale, tra l’Italia e gli altri paesi dell’Unione Europea relativa all’occupazione dei cittadini è molto ampia e aumenta di anno in anno.
Trovare un impiego stabile è sempre più complicato e la ricerca diventa una vera e propria missione impossibile, soprattutto se si guarda ad una determinata categoria di persone.
Italia, disoccupazione ad alti livelli
Secondo gli ultimi dati aggiornati riportati nelle tabelle pubblicate da Eurostat, l’Italia è ultima tra i ventisette paesi dell’Unione Europea in relazione all’occupazione dei suoi cittadini. Tra i 15 e i 64 anni, il tasso di occupazione è diminuito di 0,1 punti nel quarto trimestre ed è salito a 0,2 punti nello stesso periodo del 2023 fissandosi al 62,2%.
Tuttavia, questa minima crescita non è servita a molto e l’Italia è rimasta comunque all’ultimo posto della classifica europea di occupazione. Per quanto riguarda gli uomini che si trovano in età da lavoro in Italia, nel quarto trimestre del 2024 il 71,3% aveva un impiego a fronte della media del 75,4% nel resto dell’Unione Europea.

Un problema rosa
Il divario tra Italia e UE diventa ancora più significativo quando si guardano i dati relativi all’occupazione femminile del Bel Paese. La media europea delle donne lavoratrici è pari al 66,3% mentre in Italia il tasso di occupazione “rosa” è pari al 53,1% con un peggioramento più influente nella fascia d’età centrale.
Tra i 25 e i 54 anni, infatti, in Italia le donne che lavorano rappresentano il 64,6% a fronte della media europea pari a 77,8%. Questo perché in questa specifica finestra temporale anagrafica, la maggior parte delle donne deve riuscire a far conciliare la vita lavorativa con quella familiare e spesso le mamme lavoratrici sono costrette a fare i conti con strutture educative infantili poco adeguate come, ad esempio, nidi e scuole a tempo pieno che non offrono abbastanza servizi utili per poter permettere ad una mamma di investire anche nella sua carriera.