Ferma in Commissione la proposta di legge sulla caccia no limits

Se ne sta occupando, dallo scorso 16 gennaio, la XIII Commissione Agricoltura di Montecitorio. È la proposta di legge 1548 formulata da quattro deputati leghisti, primo firmatario l’on. Bruzzone, a novembre dell’anno passato, avente lo scopo di modificare la legge 157 dell’11 febbraio ’92, che contiene le norme sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e sul prelievo venatorio nel nostro Paese.

Un provvedimento che riscriverebbe, se passasse, la normativa che regola l’attività venatoria in Italia. E che sarebbe in contrasto con le apposite direttive dell’Unione Europea e con l’art. 9 della Costituzione, modificato quest’ultimo proprio di recente in soccorso dell’ambiente. Del provvedimento in cantiere, le diverse associazioni ambientaliste e animaliste hanno chiesto il ritiro, nel corso dell’audizione presso la Commissione della Camera. Sono diversi, per i ricorrenti, i punti critici del progetto.

Come quello che prevede la possibilità di “cacciare” 7 giorni su 7. La menzionata legge 157/92, per contro, prevede un silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì, anche se festivi. Ci sarebbe poi la possibilità che ai cacciatori di frodo non venga più sospesa la licenza. E ancora, la depenalizzazione del reato relativo al traffico dei cosiddetti richiami vivi. Gli animali-esca che i cacciatori usano non sarebbero più tracciabili.

Con inevitabile confusione (e frode) tra animali selvatici, catturati senza scrupolo, e “domestici”. Ricordiamo infatti che l’attuale normativa punisce coloro che, in maniera fraudolenta, si impossessano di esemplari liberi in natura. Consentendo di fatto il solo utilizzo di quelli allevati, soggetti all’identificazione a mezzo di anelli metallici fissati alla zampa del volatile. Meno pressione anche a quelle Regioni che dovessero redigere   calendari venatori non consoni. Questi ultimi, secondo la 157, sono redatti ed approvati con atti amministrativi. Uno per ogni stagione. I firmatari del progetto, invece, auspicano che lo si possa fare   ogni cinque anni. Per di più con provvedimenti legislativi regionali.

Eludendo in tal modo eventuali sospensioni del TAR su una materia che neanche sarebbe più impugnabile. E potrebbero diventare legittime pure le termocamere di notte. Ricordiamo che l’uso di tali mezzi è interdetto dalla Direttiva Habitat della UE. Anche dalla Convenzione di Berna del 1979. Rimane l’attesa per l’iter legislativo che si preannuncia piuttosto travagliato.

Pasquale Alfano

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