Ha suscitato enormi polemiche il passaggio iniziale della nota diffusa da Palazzo Chigi in memoria delle vittime delle Fosse Ardeatine: “Oggi l’Italia onora le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani”.
La sinistra ha puntato il dito sul “solo perché italiani”. Il PD e altri componenti dell’opposizione hanno sottolineato che le vittime furono brutalmente giustiziate non solo perché italiane ma soprattutto perché antifasciste. Peraltro, va ricordato che c’erano anche stranieri tra le persone giustiziate nelle cave di Pozzolana, sulla via Ardeatina (alcuni avevano origini turche, ucraine, lussembrurghesi o ungheresi).
L’attuale premier ha sottolineato, in risposta alle dure critiche ricevute: “Li ho definiti italiani, gli antifascisti non sono italiani? Mi pare sia onnicomprensivo”.
Al di là delle polemiche, il giorno della memoria di quello che è stato il più feroce eccidio in un territorio urbano controllato dalle potenze dell’Asse serve a commemorare quelle 335 vittime scelte quasi a caso tra le carceri della capitali, con la complicità dell’allora questore Pietro Caruso.
Il giorno prima, il 23 marzo 1944, un drappello di soldati del Battagione Bozen, aggregato alle SS, fu vittima di un’azione militare portata avanti dai Gruppi di azione Patriottica, dai partigiani. Una bomba uccise 33 soldati, la rappresaglia nazifascista non si fece attendere.
In poche ore fu compilata la lista dei “condannati a morte”, le vittime furono trasportate in camion presso le cave di Pozzolana che presto sarebbero diventate tristemente note come le Fosse Ardeatine. Kappler e Priebke condussero personalmente la rappresaglia, fu proprio quest’ultimo (poi processato) a chiamare a gruppi di 5 i prigionieri che venivano fatti scendere dai camion e condotti nelle gallerie della cava, per poi essere fucilati.
Fino a quel momento, nessuno sapeva dell’azione delle SS. Soltanto a tarda sera, alle 22.54, fu diramato un gelido comunicato stampa in cui si specificava che “il comando tedesco ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci criminali comunisti siano fucilati. Quest’ordine è stato già eseguito”.
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