Giulia Cecchettin: la Corte D’Assise si esprime su Turetta “Niente crudeltà”

Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin (instagram gino.cecchettin) - adginforma.it

Filippo Turetta condannato per l’assassinio di Giulia Cecchettin ma la Corte D’Assise sottolinea che non c’è stata nessuna crudeltà.

L’11 novembre 2023, Giulia Cecchettin perde la vita a 22 anni a causa di settantacinque coltellate inferte dall’ex fidanzato Filippo Turetta.

I due giovani ragazzi si erano frequentati per circa un anno e nell’agosto del 2023 si erano lasciati. Tuttavia, Turetta non poteva sopportare l’indipendenza di Giulia e ha deciso di compiere l’atto incriminante.

Il 3 dicembre 2024, la Corte D’Assise di Venezia ha pronunciato la sentenza condannando all’ergastolo Filippo Turetta.

Nella motivazione di tale sentenza, i giudici hanno scritto che l’aggravante della crudeltà è stata esclusa per via del modus operandi dell’assassino.

Nessuna aggravante per Turetta

L’attacco a Giulia Cecchettin da parte di Filippo Turetta è durato circa 20 minuti, tempo che il giovane ha trascorso infierendo settantacinque coltellate sul corpo della ragazza. Da quanto si apprende da Il Messaggero, i giudici della Corte D’Assise hanno definito “accurata” l’operazione di occultamento del cadavere dimostrando una certa lucidità e razionalità post omicidio del ragazzo.

La scelta del luogo, la distanza rispetto alla zona dove si è consumato l’assassinio e il modo in cui è stato abbandonato il corpo sono tutti componenti che fanno ritenere integrati l’elemento oggettivo e quello soggettivo del reato. Nonostante l’elevato numero di coltellate inflitte da Turetta su Giulia, la Corte D’Assise di Venezia ha escluso l’aggravante della crudeltà.

Giulia Cecchettin in una foto ricordo casalinga
Giulia Cecchettin (instagram gino.cecchettin) – adginforma.it

Le motivazioni

Stando a quanto riportato da Il Messaggero, i giudici della Corte D’Assise di Venezia si sono espressi sul caso Cecchettin dichiarando “Nessuna crudeltà”. Secondo i giudici, le settantacinque coltellate inferte su Giulia non sono indice di crudeltà da parte dell’assassino ma dimostrano la “conseguenza dell’inesperienza e dell’inabilità “nell’atto di uccidere qualcuno.

I colpi sono stati inferti a distanza ravvicinata e in modo molto veloce, come se Turetta stesse colpendo “alla cieca”. Secondo i giudici, Filippo Turetta “non aveva la competenza e l’esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci” in modo tale da terminare l’azione in modo veloce e indolore. L’assassino ha ammesso di essersi fermato soltanto quando si era reso conto di aver colpito l’occhio ammettendo che gli aveva “fatto troppa impressione”. Il modus operandi di Turetta ha fatto decidere ai giudici della Corte D’Assise di Venezia che le intenzioni del ragazzo non erano quelle di “arrecare scempio o sofferenza aggiuntiva” e per questi motivi l’aggravante della crudeltà è stata esclusa.