Da noi accade anche questo. Al Governo, impegnato in queste settimane a far quadrare i conti della prossima manovra, perviene un’offerta allettante, ma alquanto curiosa insieme, da uno dei suoi componenti. Gennaro Sangiuliano, che nell’Esecutivo è il titolare del Dicastero per la Cultura, non ci pensa su due volte ed offre al collega del MEF, Giancarlo Giorgetti, un pugno di milioni (100 precisamente) che tira fuori dal “suo stesso portafoglio”. Quello del Ministero, intendiamo dire. Spieghiamo meglio: l’ex direttore del Tg2, fatti i conti del caso, depenna quella “spesa” (ritenuta superflua e di cui parliamo tra un attimo) dal proprio bilancio per dare respiro a quello pubblico. Nell’interesse della Nazione, si dice in questi casi.
Ora, detto che tutto ciò è la prima volta che succede (da sempre, è il titolare di via XX Settembre che chiede collaborazione ai colleghi), la proposta del volenteroso Sangiuliano fa rizzare i capelli, per usare un eufemismo, a coloro che lavorano, e sono decine di migliaia, nel mondo del cinema. Si, perché il ministro ha mirato proprio a quel “capitolo di spesa”, quello con cui si dà una mano, come avviene in ogni dove, al mondo della settima arte. Sebbene sia ancora lontana l’approvazione definitiva della finanziaria per il prossimo anno dobbiamo dar conto che, almeno parzialmente, al Ministero abbiano fatto marcia indietro. Ciononostante, la bufera che si è scatenata fatica a placarsi e resta pesante il clima fra gli addetti ai lavori, preoccupati della precarietà del settore che solo da poco sembrava rialzarsi dalla crisi mortifera in cui era precipitato durante il durissimo periodo pandemico.
Ne sono esempio le numerose dichiarazioni che condannano le decisioni del Governo. Pierfrancesco Favino, ospite di Massimo Gramellini su La7, in maniera decisa ma garbata, replica a quanto dichiarato dal ministro qualche giorno addietro. “Non credo sia appropriato il termine “casta” col quale il ministro ci identifica”. E sui sospetti espressi da Sangiuliano su come si finanzino taluni progetti l’attore romano aggiunge: “Nessuno è in grado di pronosticare un successo, di pubblico e di incassi, prima ancora che una pellicola esca nelle sale”. Ancora più duro il giudizio espresso dal regista-oscar Paolo Sorrentino che dice: “Mi sembra quantomeno stravagante la proposta proveniente dal Ministro per la Cultura. Contro ogni logica e pericolosa per l’occupazione”.
Chi si sta dando da fare sono le associazioni dell’audiovisivo. L’Anica, la maggiore fra queste, si esprime attraverso un’intervista rilasciata dal suo presidente Francesco Rutelli. Che dice, tra l’altro “non c’è alcun dubbio che l’investimento pubblico attragga risorse private, sia nazionali che internazionali. Ma è altrettanto certo che un settore, da poco apparso ristabilizzato, possa reggere una tale inversione di tendenza”.
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