Jannik Sinner sbanca Melbourne. Primo Slam per l’italiano che rimonta dallo 0-2

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Siamo certi che, d’ora in poi, a Daniil Medvedev non verrà più sonno. Almeno quando dall’altra parte della rete ci sarà Jannik Sinner. Il ventiduenne altoatesino sconfigge il russo nella finale degli AO. E archivia per sempre quello sbadiglio irrispettoso dell’avversario in occasione delle Finals torinesi del 2021. Lo fa con un match leggendario, nel quale si ritrova sotto due a zero. In preda all’emozione e dominato dall’ineccepibile avversario. Poi, alla grande, Jannik si aggiudica, uno dopo l’altro, gli altri tre set.

Si perché il Barone Rosso si rende conto che, fino alla finale, di set ne ha perso solo uno, nella semifinale contro un certo Novak Djokovic. Proprio il serbo incassa da Jannik il terzo k.o. negli ultimi quattro incontri disputati. Se aggiungiamo che all’attuale n. 1 non era mai successo di perdere una semifinale agli AO, allora c’è da scommettere che anche Nole non avrà tempo per appisolarsi quando incontrerà il ragazzo di San Candido. Peraltro la splendida remuntada di domenica, negli Slam, si era vista finora solo in sette precedenti.

Cinque tra queste sulla terra rossa del Roland Garros. Mai successo a Wimbledon e una volta a testa è toccato agli Open statunitensi e appunto a quelli australiani. Questi ultimi firmati Rafa Nadal che nell’occasione sconfisse proprio il russo. Gli altri, per la cronaca, rispondono ai nomi di Lendl, Agassi, Borg, Thiem e Gaudio. Non proprio gli ultimi della classe.

E, tra quelli che per la prima volta hanno alzato la coppa a Melbourne, solo Djokovic è stato, di poco, più giovane del nostro campione. Un segno premonitore col quale il ragazzo della Val Pusteria pianta bene i piedi sulle cime tennistiche più alte del mondo. Per ora ancora quarto nel ranking mondiale, Sinner rosicchia ancora gap agli avversari. Ora i distacchi sono davvero minimi. I tifosi, lui ancor di più, sentono odore di primato. Si può fare, almeno ce lo auguriamo un po’ tutti. Perché “Pel di carota” negli ultimi mesi sembra non fermarsi più. Corre più di un treno.

Tutto questo fa onore a un ragazzo semplice, umile ed anche, per molti aspetti, maturo. E se dal punto di vista strettamente sportivo dobbiamo riconoscergli il forte affiatamento con Simone Vagnozzi e Darren Cahill, non possiamo trascurarne il tratto umano che ne evidenzia la genuinità quando ammette che i valori forti, quelli che contano, lui li ha presi tutti in famiglia, sempre elogiata, cui riconosce il merito di averlo “lasciato fare ciò che a lui sembrava giusto”. Se aggiungiamo il “no” ad Amadeus, che l’aveva invitato alla passerella sanremese, beh, dobbiamo ammettere che il ragazzo si distingue dalla massa. E non poco, quando afferma “non so cantare, preferisco giocare a tennis”.