Dal prossimo sabato, quando riprenderà il campionato di Serie A, sui campi da gioco mancherà una figura che negli anni ha fatto, per certi aspetti, la storia. Va in pensione il raccattapalle. Per meglio dire, sarà demansionato, visto che gli viene tolta la funzione di agevolare la rimessa in gioco. Gli rimane il compito di recuperare le palle in out. Che, solo al portiere, verranno comunque servite.
A proporre la curiosa novità, peraltro sperimentata nella finale di Coppa Italia tra Juve e Atalanta, è stata la Lega Calcio, che emula così quanto già adottato in Premier League. La ragione sarebbe quella di velocizzare il gioco il più possibile, evitando che gli addetti possano “talvolta” attardarsi nella restituzione della sfera.
Saranno così i cinesini a sostituire i mitici ragazzi ai bordi del campo. Una decina in tutto, sui quali troverà posto la palla che, quando occorre, verrà prelevata dal giocatore di turno per la rimessa. In apparenza, sembra che la cosa stia passando quasi inosservata. Non è così per i romantici del pallone. Che davvero non si spiegano l’ennesima spallata a un calcio che ormai non c’è più.
Nostalgia? Senza dubbio, ma è difficile non essere d’accordo con quelli che sempre ricorderanno le innumerevoli scenette cui davano vita quei ragazzi in tuta tifosissimi della squadra di casa. Erano loro a dettare i tempi, si accelerava o si rallentava secondo le circostanze ma sempre in maniera genuina, con quei picchi di furbizia che di certo non guastavano, anzi.
Josè Mourinho, ad esempio, con quei ragazzi instaurò un rapporto davvero particolare. Quando era alla Roma consegnò a uno di quei ragazzini un foglietto destinato al portiere giallorosso Rui Patricio e, da coach del Tottenham, festeggiò il gol del pari con l’Olympiacos abbracciando il giovane che aveva velocizzato il recupero palla proprio sul finire della partita. Diversi i campioni provenienti da quella esperienza.
A Fabio Cannavaro brillavano gli occhi quando da ragazzo restituiva la palla a un certo Diego Armando Maradona e Antonio Cassano andava in estasi quando il suo Roberto Baggio gli firmava addirittura la maglia. Poi le cose strane, Giovanni Galli, l’ex portiere di Napoli e Fiorentina, fu sorpreso, si fa per dire, ad ascoltare “Tutto il calcio” da una radiolina di un ragazzo appostato al palo della sua porta. Quel giorno i risultati degli altri campi erano particolarmente importanti per i viola.
Quello che riguardò Beppe Savoldi invece rimane ancora oggi l’episodio più singolare tra le malefatte di questi astuti e simpatici giovanotti. In un Ascoli – Bologna del 1975 si era sul 3-1 per i felsinei e il bomber stava per mettere a segno la quarta rete, col portiere ascolano in pratica già battuto. Fu il piede invisibile dell’allora sedicenne Domenico Citerone a rimettere in campo la palla senza che nessuno se ne accorgesse. Era gol a tutti gli effetti ma il signor Barbaresco, arbitro dell’incontro, e i collaboratori, proprio non se ne accorsero. F
u la Domenica Sportiva, con l’allora avveniristica moviola, a svelare la verità, invitando negli studi sia il centravanti sia il giovane Domenico. All’iniziale imbarazzo seguì una tenera ed emozionante conclusione dell’intervista. Citerone si guadagnò il suo bel pomeriggio di notorietà ma mai avrebbe pensato se ne parlasse ancora oggi. E Beppe Savoldi, a chi gli ricorda quell’episodio, dice di esserne fiero. “È stato un caso unico che custodisco gelosamente”. I veterani degli spalti quei pomeriggi non li vivranno più, purtroppo.
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