Il Fair Play Finanziario è stato introdotto dalla UEFA nel 2011 allo scopo di monitorare le varie società da un punto di vista economico. Infatti, il suo fine ultimo è di evitare che le imprese calcistiche si indebitino. Come funziona? Insieme ai due parametri dei debiti scaduti e del ‘football earnings’, è stato da poco introdotto lo ‘squad cost ratio’. Bisogna presentare i bilanci degli ultimi tre anni e complessivamente le perdite non devono andare oltre i 5 milioni di euro. In tal modo è possibile verificare che non vi siano alcune cifre arretrate da dover elargire ai dipendenti, ad altre società o a qualche autorità fiscale. Ma come si sono mossi i presidenti delle varie squadre di Serie A? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.
L’insieme delle regole che compongono il Fair Play Finanziario è fondamentale per creare un ambiente sano e corretto, segnato dalla migliore gestione possibile delle finanze appartenenti ai club di calcio. Le squadre della Serie A sono ovviamente incluse, e questo ormai noto sistema viene applicato a chiunque partecipi alle coppe europee della UEFA. Per ciò che concerne la sostenibilità finanziaria, è bene segnalare che i team italiani hanno dovuto affrontare molteplici sfide per farne fronte. Ad esempio, alcune società si sono indebitate negli anni e stanno facendo fatica a risultare conformi alle nuove regole stabilite.
L’ostacolo maggiormente complesso è stato dato dai costi dei giocatori e dagli stipendi sia loro che dello staff tecnico, poiché in più occasioni le squadre sono state obbligate a vendere i loro calciatori chiave per colmare il gap finanziario. Non andando nemmeno troppo avanti nei rispettivi percorsi europei, le italiane hanno fatto fatica a registrare delle entrate importanti. D’altronde, gli introiti relativi alle partite di Champions League sono cruciali e abbondanti, e venendo a mancare è naturale che si faccia più fatica a rispettare le normative.
Il primo eclatante caso che collega la Serie A al Fair Play Finanziario riguarda il Milan, e risale al 2018. Il club rossonero fu escluso da tutte le competizioni europee per due anni a causa della mancanza di conformità alle normative. Nonostante i problemi relativi ai debiti e alle spese che si sono accumulate nel corso delle stagioni, il Milan è riuscito a fronteggiare queste criticità e ha fissato un piano di risanamento finanziario.
Infatti, la società ha dovuto vendere diversi calciatori di rilievo e ha ridotto gli investimenti, dando priorità alle entrate. Attualmente il Milan è rientrato in Champions League e si gode il momento favorevole, date anche le prestazioni della passata stagione che l’ha visto protagonista in semifinale.
Importante osservare da vicino la situazione di Inter, Milan e Juventus, così da comprendere i costi e i ricavi rilevanti. Per quanto riguarda i dati comunicati da tutte e tre le società nella data del 30 giugno 2023, se ne evince che i nerazzurri hanno sborsato 287 milioni di euro, i rossoneri 193 e i bianconeri 406, sommando i costi degli stipendi (calciatori, allenatore, staff), le commissioni varie e gli ammortamenti.
I ricavi generati dai diritti tv, dalle vendite dei calciatori, dai biglietti per lo stadio e altro, sono così suddivisi: 408 milioni per l’Inter, 400 milioni per il Milan e 483 per la Juventus. In percentuale, quindi, lo ‘squad cost ratio’ equivale al 70% per l’Inter, al 48% per il Milan e all’84% per la Juventus. Complessa la situazione per quest’ultima dati i trascorsi e la mancanza dei ricavi europei; ben più rosei i parametri per le milanesi.
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