Nicola, ancora lui. Non si fa pregare Pietrangeli e, appena può, scende a rete deciso e conquista il punto. È stato così anche quando ha appreso che la Nazionale italiana di tennis avrebbe dato buca al Presidente Mattarella che l’aveva invitata al Quirinale dopo la conquista della Davis. “Vuol dire che ci vado io, ma ritengo che il rinvio dell’appuntamento col Capo dello Stato sia stato quantomeno irriverente”.
Condividiamo, senza dubbio. Spesso però il campione romano, fresco novantenne, fa sfoggio della sua straripante personalità che lo colloca nella categoria dei diversamente simpatici. Come quando sottolinea, piacione, le presenze inanellate nel team Italia durante la sua lunga e, finora, ineguagliabile carriera. “In Davis ho disputato più match di chiunque”. Il maestro, per le statistiche, ha vestito l’azzurro ben 110 volte nel singolare e 54 nel doppio. O, ancora, quando quasi snobba Jannik Sinner, pur riconoscendone la forza e la giovane età. Dell’altoatesino, dopo la vittoria su Djokovic nel girone delle Finals torinesi, dice: “Devo solo fargli i complimenti. Intanto lui ha vinto quattro o cinque tornei, i miei sono quarantotto, anche se alcuni non importantissimi. Ma Jannik è giovanissimo e ne potrà vincere tanti altri”. Proprio così, aggiungiamo. Il campione di San Candido è cresciuto negli ultimi mesi in una maniera semplicemente straordinaria, è quarto nel ranking mondiale già da un po’ di settimane e l’altro giorno, a chiusura dell’avventura andalusa, ha trascinato letteralmente la squadra azzurra alla conquista della Insalatiera d’argento. Trofeo che va a bissare, dopo 47 anni, l’unica vittoria dei nostri in Coppa Davis. Quella guadagnata in Cile contro la selezione locale. In un momento storico non proprio tranquillo.
Ora l’Italia è prima nel ranking mondiale di Davis. Mai successo prima. Segno di un vero e proprio movimento tennistico anche in seno alla Federazione. Il cui presidente Angelo Binaghi appare raggiante sul podio insieme con capitan Volandri. Che ha lavorato egregiamente su un gruppo semplicemente fantastico che con ogni probabilità si candida ad essere la compagine più forte del mondo. La conferma di Matteo Arnaldi, il talento di Lorenzo Musetti, la caparbietà di Lorenzo Sonego, l’esperienza di Simone Bolelli, la classe di Sinner e l’attesissimo ritorno di Matteo Berrettini fanno ben sperare al popolo del tennis. Ne vedremo delle belle. E non per poco tempo. Checché ne dica capitan Pietrangeli. Che rosica “la nostra fu una vittoria diversa”. Non c’è alcun dubbio, se consideriamo che allora si giocava al meglio dei cinque set e con una formula completamente diversa da quella attuale. Ma, senza nulla togliere a Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli possiamo replicare al mitico Nicola che i ragazzi di cui ora dispone il CT azzurro sono ugualmente forti.
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È brutto invecchiare col rosico