Riprende l’attività scolastica. E i costi per imparare lievitano a dismisura.

Nei prossimi cinque giorni, otto milioni di studenti faranno ritorno in classe. L’immediata vigilia del nuovo anno scolastico riaccende le polemiche di sempre. Quelli della scuola potremmo definirli problemi atavici che, tranne poche eccezioni, stentano a risolversi. Inevitabile dunque che in queste ore si ricominci a fare i conti coi disservizi che ormai appaiono radicati un po’ in tutto il sistema scolastico. A cominciare dal precariato. Gli insegnanti supplenti negli ultimi sette anni sono aumentati del 71%.

Per continuare con la carenza di aule, frutto di una edilizia scolastica pressoché latitante, chiara conseguenza di una burocratizzazione a volte esasperante e di risorse economiche davvero scarse che rendono in pratica impossibile finanche la manutenzione ai plessi scolastici. Per non parlare della penuria di materiale didattico e delle attrezzature, scientifiche e non, spesso assenti o al più obsolete. Si potrebbe fare molto di più, anche sulla formazione del personale docente. Insomma, e dispiace rimarcarlo, la macchina della scuola, in Italia, cammina piuttosto lenta, a volte neanche riparte. Urgono riforme e danaro ma il compito appare quantomeno arduo.

A farne le spese, è pleonastico affermarlo, sono i giovani, gli studenti. Chi ha invece a che fare con le spese, quelle vere, quelle che toccano il portafoglio, sono le famiglie. Puntualmente in affanno all’appuntamento autunnale col caro libri, e non solo. Come si dice in questi casi, i numeri parlano da soli. Per Federconsumatori l’incremento percentuale della spesa, per il solo corredo (zaini, astucci, diari ecc.), rispetto allo scorso anno è pari al 6,6%. In altre parole occorrono 647 euro in media per studente. Per i libri di testo obbligatori, compresi due dizionari, l’aumento si impenna addirittura al 18% rispetto al 2023/24, con un costo che si attesta a poco più di 590 euro. Si corre allora ai ripari.

E l’uso dei testi usati diventa una valida alternativa al fenomeno. Oltre ai collaudati passaparola tra loro stessi, gli studenti cominciano ad autogestirsi anche all’interno dell’istituto con veri e propri mercatini. Crescono di pari passo anche le piattaforme on-line su cui, oltre l’usato, si possono trovare libri di testo nuovi a prezzi favorevoli.

Un po’ come sta capitando anche presso alcuni supermercati. Molti tra questi fanno pagare il prezzo pieno di copertina per poi praticare sconti, anche considerevoli, sulla spesa di ogni giorno. Sta crescendo anche l’uso dell’e-book di testo ma in questo caso bisogna tenere conto di quanto prevedono i veti, anche ministeriali, per l’uso in classe di dispositivi elettronici.

Un discorso a parte meritano i bonus. Che intanto possono riguardare i libri di testo (nella maggior parte dei casi) gli accessori didattici e talvolta anche la retta scolastica. Gli “sconti” però sono molto diversificati e dipendono in buona parte dall’indice ISEE. Che oscilla, e non di poco, da una Regione all’altra. I bonus infatti non provengono dal governo nazionale ma dalle singole Regioni (non tutte peraltro). Diverse le modalità di rimborso, e diversi anche i moduli delle domande da presentare. Anche i termini di scadenza non sono omogenei. E bisogna fare molta attenzione sulle date di pubblicazione dei vari bandi. Capita spesso che ce se ne accorge quando ormai è troppo tardi.

Alcune associazioni di genitori hanno lanciato l’idea della gratuità dei testi scolastici almeno per la scuola dell’obbligo. Altre si sono spinte fino al Ministero ma i risultati, almeno finora, sembrano non pervenuti. Tra le ipotesi avanzate, le famiglie chiedono la possibilità che le spese per lo studio sostenute per i propri figli possano figurare, in sede di dichiarazione dei redditi, tra gli oneri deducibili. Un fatto, per ora, è certo. I costi per imparare, nel nostro Paese, hanno raggiunto livelli di guardia preoccupanti. E questo, per l’Italia, non è un bel segnale. Da tutti i punti di vista.

Pasquale Alfano

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