Detto fatto. L’operazione trasparenza sui compensi di dirigenti, giornalisti e conduttori Rai, appena approvata dalla commissione di Vigilanza, è già cosa fatta. A rendere note cifre e numeri, prima ancora che questi compaiano nei titoli di coda di trasmissioni e telegiornali, ci ha pensato “L’Espresso”. Il settimanale, grazie a fonti bene informate ai piani alti di viale Mazzini, ha ottenuto buona parte degli stipendi dei divi Rai e li ha pubblicati. Tra i giornalisti, il più pagato è Bruno Vespa con 1,2 milioni di euro l’anno, grazie ad un contratto da “esterno” e non da dipendente. In fondo alla lista dei giornalisti “paperoni” c’è invece Milena Gabanelli che guadagna dai 150 ai 180 mila euro l’anno, come ammesso da lei stessa. I numeri, ovviamente, vanno divisi per il numero di puntate condotte, contengono in alcuni casi le cosiddette indennità di funzione che si sommano al fisso, e sono legati al ritorno pubblicitario garantito da questo o quel nome. Torniamo alle cifre dei giornalisti, i 700 mila euro lordi annui di Michele Santoro sono ormai stranoti, visto che li aveva annunciati lui stesso durante la conferenza stampa di chiusura di “Annozero”, facendosi promotore in prima persona dell’operazione trasparenza. Meno di lui guadagna Giovanni Floris che, grazie a “Ballarò” porta a casa 450 mila euro l’anno. Anche il conduttore in forza a RaiTre ha aumentato i suoi introiti uscendo dall’azienda, assumendosi come contropartita “i rischi insiti in una collaborazione a tempo”. Monica Setta, conduttrice de “Il fatto del giorno”, in onda ogni pomeriggio su RaiDue, guadagna, invece, 200 mila euro. 550 mila euro è il compenso di Giovanni Minoli, ex direttore di RaiEducational e oggi capo della struttura che si occuperà della programmazione in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Il tutto per un numero di puntate condotte e di cui lui stesso è autore, che supera le 200 l’anno. Non è nella lista lo stipendio del direttore del Tg1 Minzolini, ma una fonte autorevole giura che è simile a quello di Gianni Riotta, “forse qualcosa di più”. Riotta nel 2007 prendeva un fisso da 560 mila euro, con bonus che potevano far lievitare la busta paga fino a 610 mila. Tra i dirigenti, il presidente Paolo Garimberti e il direttore generale Mauro Masi hanno dichiarato di guadagnare, rispettivamente, 448 mila e 715 mila euro l’anno. I sette consiglieri del Cda prendono 98 mila a testa. Altri numeri importanti sono quelli del direttore di Rai Fiction, Fabrizio Del Noce, che viaggia sui 400 mila euro l’anno, mentre il direttore di RaiUno Mauro Mazza prende 300 mila euro. Sorprende, invece, che Claudio Cappon, l’ex direttore generale voluto da Romano Prodi, continui a percepire circa 600 mila euro senza avere, in pratica, alcun incarico di peso, ma facendo valere il suo contratto a tempo indeterminato. La lista è lunga e comprende anche i conduttori televisivi come Antonella Clerici (contratto in scadenza da 1,5 milioni) e Fabio Fazio che sfiora i 2 milioni l’anno per “Che tempo che fa”. E ancora Carlo Conti (1,3 milioni l’anno) e Serena Dandini che prende 700 mila euro per la sua “Parla con me”. Insomma cifre da capogiro, destinate a suscitare polemica. Marco Travaglio ha già definito l’operazione, in questa forma, “una gaglioffata degna di chi l’ha pensata” ed “un modo qualunquista di trattare le cose”, precisando comunque, che “se pubblicano i miei compensi rischio di fare una brutta figura: sarà uno sputtanamento al contrario”. A far da contraltare agli stipendi faraonici che rimbalzano in queste ore, stride la polemica sui ventilati tagli all’informazione Rai. La patata bollente è stata lanciata dai consiglieri in quota Pd, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. I due hanno parlato ipotesi di soppressione del Tg1 della notte, degli spazi del Tg2 nella mattina del week end, del Tg3 e della terza edizione Tgr che andrebbe solo il sabato e la domenica. Un ridimensionamento che, a detta dei due consiglieri di amministrazione, “non è stato comunicato ai comitati di redazione” né “condiviso con i direttori di testata”. Dalla direzione generale, intanto, arrivano rassicurazioni parziali: “Non sarà assunta alcuna decisione unilaterale per quanto riguarda eventuali o possibili spostamenti degli orari delle edizioni dei tg”, si legge in in un comunicato, in cui si sottolinea che “ogni decisione verrà presa dopo gli incontri dei tavoli di settore”. Quando si aprirà il confronto, il dg “dovrà rimontare anche l’indignazione del sindacato”, avverte però l’Usigrai.
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