ULTIM’ORA – Schiaffo al Made in Italy, ora berremo solo caffè cinese | Gli italiani pronti a non consumarne più

Grani e tazza

Caffè espresso (Canva) Adginforma.it

Il caffè italiano rischia di diventare solo un ricordo: acquisizione shock scuote il settore. Ecco cosa sta succedendo.

Il profumo del Made in Italy rischia di svanire dalla tazzina. Un nome familiare, un rituale tutto italiano: il caffè espresso potrebbe presto non essere più 100% tricolore.

L’allarme corre sui social e tra gli scaffali dei supermercati, dove inizia a serpeggiare il sospetto che la nostra amata tradizione del caffè stia per essere “colonizzata”.

Il nuovo colosso del caffè, infatti, parla cinese. La produzione, la distribuzione, perfino l’immagine di un marchio storico italiano rischiano di essere riscritti secondo logiche globali e lontane dal nostro stile di vita.

Ma di quale marchio stiamo parlando? La notizia, ora ufficiale, riguarda un nome che tutti abbiamo in casa. Ecco cosa è successo.

Caffè tricolore sotto attacco? Il mercato cambia bandiera

Negli ultimi mesi, il trend è chiaro: l’interesse degli investitori internazionali verso il food italiano è in forte crescita. Non solo vino, olio e pasta: ora anche il caffè è al centro di operazioni finanziarie che fanno discutere. E a far più rumore di tutti è la notizia di un’acquisizione che coinvolge un marchio simbolo dell’italianità quotidiana.

La percentuale? Il 78,567% delle azioni, un numero che lascia poco spazio ai dubbi: il controllo totale è ormai cosa fatta. L’operazione si inserisce in un più ampio piano di rilancio, con rifinanziamenti, ristrutturazioni del debito e investimenti milionari. Ma il cuore della questione resta uno: chi decide il futuro del nostro caffè? Gli italiani, intanto, iniziano a farsi sentire, minacciando boicottaggi e chiedendo trasparenza. L’identità nazionale passa anche da una tazzina. E oggi, quella tazzina sembra più vulnerabile che mai.

Caffè espresso
Caffè espresso (Canva) Adginforma.it

Una moka che parla cinese: ecco chi c’è dietro

Il marchio in questione non è uno qualsiasi. È il brand che ha reso iconica la moka nel mondo. È il simbolo del risveglio italiano, delle chiacchiere in cucina, della pausa in ufficio. Bialetti, nome storico del caffè italiano, è ufficialmente passata in mani straniere. Nuo Capital, tramite la società Nuo Octagon, ha acquisito quasi l’80% delle azioni, con l’obiettivo di procedere a un delisting da Piazza Affari e un riposizionamento strategico sul mercato.

In totale, l’investimento supererà i 49 milioni di euro, tra capitale fresco, rifinanziamenti e piani di rilancio. L’operazione coinvolge player finanziari come illimity Bank, Banco BPM e Banca Ifis. A livello economico, una mossa che potrebbe salvare Bialetti dal tracollo. Ma a livello simbolico, molti italiani lo vivono come un colpo basso al Made in Italy. È un cambiamento che fa discutere, perché tocca corde profonde. Non è solo un marchio che cambia proprietà: è un pezzo d’identità nazionale che rischia di perdere il suo cuore artigianale. Da oggi, quindi, il nostro espresso potrebbe arrivare da lontano. Non nei chicchi, ma nell’anima del marchio che lo produce.